“L’uomo si distingue, fra gli animali, anche per la sua capacità di produrre sistemi segnici dotati di senso, creati per durare e poter esser decifrati, anche dopo secoli, per sapere qualcosa di chi, esistendo prima di noi, li ha concepiti: destino precluso a ogni traccia animale.
Fin dall’alba dell’umanità, ancor prima di inventare la scrittura, l’homo sapiens si è affidato alle pareti per lasciare memoria di sé.
Se è con la scrittura che inizia la storia, è con l’arte rupestre che s’avvia il lungo cammino dell’uso creativo dei muri; un viaggio che attraversa i grandi cicli d’affreschi medievali, le stagioni politiche dei murales nel XX secolo, i “muri contro” della contestazione del dopoguerra, fino ai writers e al graffitismo anni ‘80, vero inizio del mutamento in prodotto estetico degli esiti del fenomeno Street Art.
Un universo articolato, dai confini mobili e sfumati, esteso molto oltre i pochi nomi di grandi artisti divenuti star, che ha saputo ricondurre l’arte alle sue origini e ad alcuni dei suoi fondamenti: il bisogno di gridare una propria esistenza nel mondo, e di prenderne possesso, anche solo in maniera mediata da un segno; il voler essere contro, polemici e laterali, denunciando errori e ingiuste imposizioni; la necessità di condividere la propria creatività fuori da ogni preclusione, praticando l’anonimità quale gesto di comunione e accoglienza dell’altro, anche verso colui che ancora qui deve giungere; la volontà di dar voce a chi parlare non può; il desiderio di portare bellezza ove prima non c’era”.
Michele Ronconi
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